40 anni di carcere alla banda che “rivendeva” alloggi occupati

Sono oltre quaranta gli anni di carcere che il gup Antonella Minunni ha inflitto alla banda di truffatori che con invidiabile faccia tosta avevano tirato su un commercio completamente illegale di abitazioni occupate. Le case in questione, tutte nella zona sud est della Capitale tra Tuscolano e Cinecittà — scrive Il Tempo — venivano prima occupate e poi «rivendute» a frotte di senza casa che con una manciata di migliaia di euro si insediavano – del tutto abusivamente – in appartamenti vuoti, spesso di proprietà di enti pubblici come fondo Enesarco e Inps. La condanna più pesante è stata inflitta al presunto capo dell’organizzazione, Anna Repichini. La donna, a fronte di una richiesta di condanna a 16 anni di reclusione presentata dalla Procura, è stata condannata con il rito abbreviato a 8 anni di carcere»; era lei, secondo la tesi dell’accusa, a occuparsi dell’organizzazione – efficientissima – del gruppo. Un compito che Repichini svolgeva trovando gli appartamenti da occupare e vendere anche grazie all’appoggio di un dipendente dell’Agenzia delle Entrate. Una condanna a 5 anni e otto mesi di reclusione è stata poi inflitte a Sonia Arancio, figlia della stessa Repichini e suo fidato braccio destro. La donna, hanno ricostruito le indagini, si occupava anche materialmente dei blitz per sfondare le porte e occupare gli appartamenti in attesa del nuovo inquilino abusivo, anche servendosi della disabilità di uno dei figli.

Nel mirino della banda di presunti truffatori finivano parecchi appartamenti riconducibili a enti pubblici e il motivo era semplice. Rispetto alle occupazioni «ordinarie» infatti, scrivevano i giudici nella richiesta di arresto, proprio perché le case erano di proprietà pubblica, «vi sarebbe stata una reazione meno tempestiva e risoluta da parte del proprietario una volta emerso l’illecito ingresso negli immobili». Una sorta di “buco” burocratico a cui la banda si aggrappava servendosi, chiarirono le indagini dei carabinieri, di una presunta talpa: Giovanna Sinacore, «impiegata dell’Agenzia delle Entrate, cui Repichini si rivolge per ottenere visure catastali degli immobili di cui le fornisce l’indirizzo».

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